142 restaurant a Milano tra le novità dell'anno
Aperto da pochi mesi, il nuovo locale afferma già nel nome la sua missione
di Eleonora Cozzella, Repubblica Sapori
Era tra le novità milanesi più attese e da un paio di mesi ha aperto, dopo un rodaggio volutamente in sordina, senza inaugurazione ufficiale, il 142 Restaurant, locale pensato e realizzato da Sandra Ciciriello.
E questo nome già dice perché il locale suscitasse tanta curiosità: Ciciriello è un volto stra-noto nel panorama della ristorazione milanese, che l’ha vista per oltre dieci anni socia e direttore di sala di Alice al fianco di Viviana Varese (a sua volta protagonista di una trasformazione perché il locale stellato all’interno di Eataly Smeraldo è stato ridisegnato, diventando ViVa).
142 Restaurant è arrivato a ravvivare la zona di Porta Genova. Ravvivare con i suoi tre giovani under 30 in cucina: lo chef campano – per la precisione ischitano – Nello Barbieri, la souschef sarda Chiara Orrù e il pastry chef ternano Alessandro Montanari. E con una formula particolare, perché è aperto dalla prima colazione alla cena. Ecco dunque svelato il nome, come recita l’introduzione del menu: 1 spazio unico per vivere 4 momenti della giornata con attenzione puntata a 2 anime, che sono la sala e la cucina.
In sala l’esperienza e professionalità di Sandra docet, tra tavoli e pareti che virano dal giallo ambra al verde bottiglia, tra marmi pregiati e vetrate da cui sbirciare il lavoro ai fornelli.
In cucina tecnica ed effetti ludici per divertirsi tra prodotti ben riconoscibili maneggiati con ironia e citazionismo, specie per quanto riguarda i dolci, ma non solo.
Tra gli antipasti, freschissima l’ostrica. Viene servita su ghiaccio d’ordinanza, irrorata da un centrifugato di kiwi e sedano. Divertente nella sua citazione al grande artista che tagliava le tele, l’Omaggio a Lucio Fontana. “Io buco; passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere…” diceva lui. Per il team di 142, il non bisogno di cucinare passa dalla perfezione di acciughe del Cantabrico con crostini e burro, servite appoggiate come tagli su una tela.
Si fa poi un giro d’Italia con la fassona perché la tartare è modellata a forma di Penisola e incontra salse diverse in base alla località: salsa tonnata in Piemonte, maionese di midollo e zafferano in Sardegna, crema di caciocavallo tra Lazio e Campania. Per chi ama i contrasti di dolce e amaro, l’entrata perfetta sono le sfere di cime di rapa su una base di stracciatella e olio al peperoncino.
Le origini della souschef si ritrovano nei culurgiones, grossi agnolotti sardi ripieni di patate con tipica chiusura ‘a spiga’, qui però conditi con pesto di menta, crema di pecorino e noci. Risponde lo chef campano con i maccheroni conditi di Genovese (bella la cottura, profumatissimo il ragù).
Tra i piatti più divertenti Ten-taco-li. Polpo arrosto al tè nero affumicato, maionese di acqua di cottura del polpo e crema di patate. Non si mangia con le posate ma con i tacos caldi da cui sono accompagnati. Goloso e tecnicamente perfetto pur nel suo aspetto ludico.
A proposito di giochi, i dessert fanno tornare tutti bambini, come il pop corn caramellato che fa da base a bon bon alla crema di mais, gianduja e mou. O come la macedonia frizzante che da alla frutta fresca un inaspettato effetto frizzi pazzi.
Conto sui 70 euro. Il consiglio è provare più assaggi con i menu degustazione: da 42 e 65 euro.